SAN CASCIANO VAL DI PESA

Mostro di Firenze, un mistero infinito

Divelta la lapide dei francesi trucidati dal mostro di Firenze

Mostro di Firenze, un mistero infinito
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«E’ una vicenda che non troverà mai fine oramai». Parte da qui Francesca Calamandrei, figlia di Francesco Calamandrei, l’ex farmacista sancascianese assolto nel 2008 dalle vicende del mostro perché il fatto non sussiste. È un commento amaro quello di Calamandrei dopo che la lapide dei due francesi uccisi agli Scopeti è stata divelta.

L'articolo da Chiantisette del 23 ottobre 2020.

Mostro di Firenze, un mistero infinito

Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro. È mercoledì quando un nostro lettore ci contattata per segnalarci che la pietra con inciso i nomi di Nadine Mauriot di 36 anni e Jean Michel Kravechvili di 25 è stata divelta. Buttata poco più distante da dove era stata posta in ricordo della coppia francese. I fidanzatini furono trucidati l’8 settembre 1985 agli Scopeti. È uno dei delitti del mostro di Firenze. A distanza di 35 anni le vittime sono state sfregiate nuovamente. Ancora non è chiaro se si sia trattato di un gesto mirato o solo l’azione di qualche teppista. La targa era stata posta dopo la raccolta fondi promossa da Francesco Cappelletti, autore del libro «Delitto degli Scopeti, giustizia mancata».

L'avvocato della famiglia francese

In 48 ore erano state raccolte 500 euro. Un modo per ricordare Nadine e Jean Michel «che non ci sono più, alla giustizia che non è mai stata fatta», recita la scritta posta sulla targa. «Sto raccogliendo i dati per fare una segnalazione alle autorità giudiziaria», ha detto Vieri Adriani, avvocato della famiglia della coppia francese.

Vieri Adriani che in queste settimane sta aspettando una risposta da parte del gip circa l’opposizione all’archiviazione dell’ultimo filone di indagini che riguardano il legionario Giampiero Vigilanti. Un puzzle che ancora a distanza di anni non trova una soluzione. Troppi i punti oscuri.

«Quella del mostro è una storia che ha condizionato per sempre la mia vita e quella di coloro che mi sono vicini – ha detto Francesca Calamandrei – Un errore giudiziario stravolge la vita di chi ne rimane vittima e questa oltretutto è una vicenda che non troverà mai fine oramai. Alimentata dal non avere ancora una soluzione processuale per metà degli omicidi che ingenera troppe perplessità su tutto».

L’interesse è ancora vivo

«Basta andare a vedere quanti social ne discutono e quanti libri escono – ha aggiunto – Ora aspettano l’archiviazione per Vigilanti, ma tanto dopo verrà detto di tutto e poi sarà valido anche tutto il contrario. E poi immagino ci sarà aperta ancora un’indagine per la perizia sul bossolo trovato nell’orto di Pacciani che è risultato manomesso. Insomma dovranno essere date delle spiegazioni. Non mi sembra una notizia di poco rilievo e alimenta discussioni».

È una ferita mai emarginata quella di Francesca che si apre ogni qual volta si parla delle vicende oscure di quegli anni.

«Per mio padre ancora aspetto la Cassazione per la denuncia contro Sky. Assolti perché la serie tv non lede la sua immagine malgrado l’incontrovertibile verdetto  assolutorio? No! Non posso arrendermi, sono profondamente convinta che sia una ingiustizia». E poi, infine. «Per la lapide divelta  dal suo posto  provo un’infinita tristezza, ma non perché penso che qualcuno possa averlo fatto. Solo perché sarà un altro motivo di parlare di quei poveri ragazzi e la gente facendo congetture e ipotesi dimentica il vero motivo per cui la lapide era lì, cioè ricordare due vittime innocenti».

Un gesto secondo Francesco Cappelletti assolutamente volontario. «Spero che questo gesto che provoca una certa amarezza non sia dovuto alle tante fazioni che ci sono state in questi anni».

È una curiosità spesso morbosa quella intorno alle vicende del mostro di cui si continua a parlare da oltre mezzo secolo. «Finché non ci sarà un colpevole convincente credo che tutta questa storia rimarrà sospesa. Basta vedere la moria di libri che escono. È evidente che c’è un interesse ancora vivo. Lo dice lo stesso risultato della raccolta fondi per la lapide. Circa 500 euro in 48 ore».

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